[separator type=”space”][dropcap letter=”L”]’esploratore dell’inconscio torna dal passato come non lo abbiamo mai visto. Con la barba folta e lo sguardo indagatore dell’austriaco Robert Finster, 36 anni, bellissimo protagonista della serie Freud in streaming su Netlix dal 23 marzo. Otto puntate dirette da Mavin Kren che raccontano i 30 anni (1886) di Sigismund, dagli studi di medicina ai primi passi in corsia in camice da neurologo, circondato allo scetticismo dei colleghi parrucconi più anziani. Il mondo non è ancora pronto per le sue teorie rivoluzionarie. Squattrinato e insoddisfatto nella fiction si ritrova alle prese con ipnosi, sedute spiritiche, crimini e serial killer, in un’indagine negli angoli nascosti della coscienza umana. Nonostante la figura del giovane Freud sia quasi un pretesto, la serie attira (nelle Top 10 italiana, a due giorni dal debutto) per le ricostruzioni della Vienna felix di fine ‘800 in cui si muove il giovane medico viennese dalle dita sempre sporche d’inchiostro e dedito alla cocaina sciolta nell’acqua contro ansia e mal di testa. Dettagli che come indizi si ritrovano anche nelle 500 pagine del romanzo Ida (Sellerio) scritto da Katharina Adler, 39 anni, bisnipote di Ida Bauer, paziente zero del “dottore”che senza tanti complimenti nel 1901 abbandonò la terapia psicanalitica dopo solo tre mesi.
«Ida uscì dalla Berggasse 19 camminando sul marciapiede. Lei, solo lei, avrebbe d’ora in avanti deciso della sua vita».

Il libro racconta la versione di Ida, ribattezzata “caso Dora” dal medico viennese in Frammento di analisi di un caso d’isteria. «Freud ha 45 anni, Ida 18 quando convinta dal padre si presenta nel suo studio per curare sintomi come tosse nervosa, scomparsa della voce e svenimenti», racconta la Adler. La ragazza è indomita: non capisce l’utilità di sdraiarsi sul divano («dietro di lei solo lo scatto della catena dell’orologio») o cosa c’entrino i sogni con i suoi malesseri («avrebbe passato il resto dell’ora a guardare fuori dalla finestra»). Non solo, quando gli confida di esser stata molestata sessualmente da un amico di famiglia («il dottore stette ad ascoltare senza interromperla. Almeno questo»), Freud non le crede. E azzarda una diagnosi di desideri repressi della ragazza che lei rimanda al mittente. «Ida non teme di dire quel che pensa: un dono e una maledizione per una donna nata a cavallo del 1900», racconta la bisnipote che nella stesura del romanzo durata 10 anni ha scoperto aspetti del dottor Freud che non conosceva, come per esempio che «nelle prime sedute, ognuna delle quali costava l’equivalente di 400 euro, parlava molto anche lui. Solo più tardi decise che i pazienti dovevano trarre da soli le conclusioni sul loro subconscio». Conclusioni a cui Ida arrivò (forse) per conto suo, rimanendo di fatto indissolubilmente legata al padre delle psicanalisi «senza il cui lavoro pioneristico la nostra psiche sarebbe ancora un mistero», precisa la Adler a 120 anni dal gran rifiuto.
